venerdì 30 marzo 2012

Pablo Neruda




"Just knowing that you're out there, thinking about me,
caring about me, makes me feel safe.
So all my fears, all my yesterdays, wash away,
and only hope remains in the promise of your embrace.


You make me thank God for every mistake I ever made,
because each one led me down the path that brought me to you.


And when we finally come together, I want you to hold me all night,
stroke my hair, tell me I'm a woman and show me you're a man.
Until there was only now, you and I, and now.
I do not ask of the night explanations, I wait for it, and it envelops me.
And so you and bread, and light, and shadow are.


I'll be back when the wind and fates and chance bring me back."

martedì 27 marzo 2012

Love will find a way


"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire
quando l'altro s'allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta
e non vacilla mai;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio;
se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto,
e nessuno ha mai amato."

(W.S.)

lunedì 19 marzo 2012

. When the going gets tought...CALL DAD!

da quando si è smesso di litigare furiosamente si parla solo a suon di frecciate sarcastiche, ma il protocollo operativo, in caso di emergenza, è sempre e solo

  "...pronto pà..." 

 Auguri a tutti ...

venerdì 16 marzo 2012

C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo

Rimase una mezz'ora su di me e poi se ne andò senza salutare. Non sapevo cosa fare, rimasi lì sdraiato con la sensazione del suo corpo addosso, timoroso di perderlo ancora una volta, sentendo il suo calore che si raffreddava lentamente, la sensazione di movimento che scemava, la sua figura che scompariva, e io che rimanevo solo fino alla fine del mondo.

 
Il tuo corpo era mio cent'anni prima di appartenerti, ti ho salvato molte volte in altre vite, ho stritolato il tuo cuore e nessuno può restituirgli la forma originaria. Eravamo una cosa sola, tanto che nessuno potrà stare con te senza avere anche un po' di me.



(E. M. Reyes)

lunedì 5 marzo 2012

La danza della realtà


"Compresi allora i soprusi che la mia famiglia mi aveva fatto subire. Vidi con esattezza la struttura dell’inganno. Mi attribuivano la colpa di ogni ferita che mi avevano inferto. Il boia non smette mai di proclamarsi vittima. Grazie a un abile sistema di negazioni, privandomi di ogni genere di informazione – e non sto parlando di informazione orale ma di esperienze per la maggior parre extraverbali – ero stato spogliato di ogni diritto, trattato come un mendicante senza terra al quale veniva offerto con bontà sdegnosa un frammento di vita. I miei genitori sapevano che cosa stavano commettendo? Assolutameme no. Senza volerlo, facevano a me quello che era stato fatto a loro. E così, reiterando di generazione in generazione i misfatti emozionali, l’albero di famiglia continuava ad accumulare una sofferenza che durava da parecchi secoli. Domandai al Rebe: “Tu che sai sempre tutto, dimmi che cosa posso pretendere da questa vita, che cosa mi è dovuto, quali sono i miei diritti fondamentali”. Immaginai quello che il Rebe mi avrebbe risposto: “Innanzi tutto, dovresti avere il diritto di venire generato da un padre e una madre che si amino, durante un atto sessuale coronato dal reciproco orgasmo, affinché la tua anima e la tua carne abbiano come radice il piacere. Dovresti avere il diritto di non essere considerato un incidente né un peso, bensì un individuo atteso e desiderato con tutta la forza dell’amore, come un frutto che deve dare un senso alla coppia, trasformandola in famiglia. Dovresti avere il diritto di nascere con il sesso che la natura ti ha dato (È sbagliato dire: “Aspettavamo un maschietto e invece è nata una femmina” o viceversa.) Dovresti avere il diritto di essere preso in considerazione fin dal primo mese della tua gestazione. Sempre, in ogni momemo, la donna gravida dovrebbe accettare di essere due organismi in via di separazione e non uno solo che si espande. Nessuno può considerarti responsabile degli incidenti che potrebbero intervenire durante il parto. Quello che avviene all’interno dell’utero non è mai colpa tua: per rancore nei confronti della vita, la madre non vuole partorire, e mediante il subconscio ti arrotola il cordone ombelicale attorno al collo e ti espelle non ancora formato, prima del tempo. Non volendoti consegnare al mondo, in quanto sei divenuto un tentacolo pieno di potere, vieni trattenuto più a lungo dei nove mesi, e il liquido amniotico si sarà seccato bruciandoti la pelle; ti si fa ruotare fino a che saranno i piedi e non la testa a scivolare verso la vulva, i morti entrano nel loculo così, con i piedi in avanti; ti si fa ingrassare più del dovuto così non potrai passare dalla vagina e il parto gioioso verrà sostituito da un freddo cesareo che non è parto ma estirpazione di un tumore. Rifiutandosi di accettare la creazione, la madre non collabora con i tuoi sforzi e chiede l’aiuto di un medico che ti schiaccia il cervello con il forcipe; poiché soffre della nevrosi da fallimento, ti fa nascere semiasfissiato, azzurrino, costringendoti a rappresentare la morte emozionale di chi ti ha generato… Dovresti avere diritto a una profonda collaborazione: la madre deve voler partorire tanto quanto il bambino o la bambina vogliono nascere. Lo sforzo sarà reciproco e ben equilibrato. Dal momento in cui tale universo ti produce, è tuo diritto avere un padre protettivo che sia sempre presente durante la tua crescita. Così come a una pianta assetata si dà l’acqua, quando manifesti un interesse hai il diritto che ti venga data la possibilità di realizzarlo, affinché tu ti possa sviluppare sulla strada che hai scelto. Non sei venuto qui per realizzare il progetto personale degli adulti che ti impongono mete che non sono le tue, la principale felicità che ti offre la vita è consentirti di arrivare a te stesso. Dovresti avere il diritto di possedere uno spazio dove isolarti per costruire il tuo mondo immaginario, per vedere quello che vuoi senza che i tuoi occhi vengano limitati da una moralità effimera, per ascoltare le idee che desideri, anche se sono contrarie a quelle della tua famiglia. Sei venuto qui soltanto per realizzare te stesso, non sei venuto a occupare il posto di un morto, meriti di avere un nome che non sia quello di un parente scomparso prima della tua nascita: quando porti il nome di un defunto, è perché hanno innestato su di te un destino che non è il tuo, rubandati la tua essenza. Hai il pieno diritto di non venire paragonato a nessuno, nessun fratello nessuna sorella vale più o meno di te, l’amore esiste quando si riconoscono le differenze fondamentali. Dovresti avere il diritto di venire escluso da ogni litigio famigliare, di non venire preso come testimone nelle discussioni, di non essere il ricettacolo dei problemi economici degli adulti, di crescere in un ambiente pervaso di fiducia e sicurezza. Dovresti avere il diritto di venire educato da un padre e una madre che la pensano allo stesso modo, avendo appianato le loro"divergenze nell’intimità. Se divorziassero, dovresti avere il diritto di non essere costretto a guardare gli uomini con gli occhi risentiti di una madre né le donne con gli occhi risentiti di un padre. Dovresti avere il diritto di non venire sradicato dal luogo in cui hai i tuoi amici, la tua scuola, i tuoi professori prediletti. Dovresti avere il diritto di non venire criticato se scegli una strada che non rientra nei piani di chi ti ha generato; il diritto di amare chi desideri senza avere bisogno di un’approvazione; e quando ti sentirai capace di farlo, dovresti avere il diritto di lasciare il nido e andare a vivere la tua vita; di superare i tuoi genitori, di andare più avanti di loro, di realizzare quello che loro non hanno potuto fare, di vivere più a lungo di loro. Infine, dovresti avere il diritto di scegliere il momento della tua morte senza che nessuno ti mantenga in vita contro la tua volontà."

Alejandro Jodorowsky.